La diet culture non dovrebbe definirci, mai
La diet culture non dovrebbe definirci, mai
«Devi dimagrire» è una frase che mi sono sentita dire, tempo fa. Questo perché viviamo in una società, quella della diet culture, che esalta la magrezza e che paragona i corpi al nostro valore. Cambiamo le cose: partiamo dalle parole
Diet culture in adolescenza
Avevo circa 18 anni, il tennis era già il mio lavoro. Venivo da un periodo e da risultati molto promettenti per la mia carrierafutura. Gli allenamenti erano sempre lunghi e intensi: più di 7 ore al giorno tra preparazione fisica e sul campo. L’educazione di quei tempi, purtroppo, non era basata sulla qualità ma sul fare sempre di più.
In parte l’esperienza di oggi nell’allenare le persone arriva anche da questo periodo della mia vita. Ho imparato che non dovrebbe mai funzionare in questo modo. Ho imparato che fare tanto non corrisponde a migliorare e neppure a ottenere i risultati sperati.
Perché negli anni sono arrivata a questa consapevolezza? Esperienze come l’infortunio di quel periodo, mi hanno segnata. Sono stata ferma 9 mesi prima di rientrare in campo. Alcuni medici mi volevano convincere a ogni costo che non avrei mai più preso la racchetta in mano ma io, da brava bergamasca, ho utilizzato una delle poche qualità legate alla mia provenienza: la grinta.
Non volevo mollare e così ho fatto: dopo mesi di dolori lancinanti, terapie fallite miseramente e poi meglio riuscite, pian piano ho incominciato a muovermi. Ho fatto più di 6 mesi nell’immobilità totale. Camminare mi creava dolori fortissimi, rimanere seduta forse peggio e sdraiata non cambiava più di tanto la situazione.
Ricominciai a tenere in mano la racchetta dopo quasi 1 anno. Chi ero? Un’altra persona, interiormente ma soprattutto fisicamente.
Ero aumentata di circa 12 chili, ero irriconoscibile. Il mio corpo da atletico si era trasformato in un corpo da ragazza sovrappeso.